Secondo una recente nota diffusa dall’Istituto Italiano Imballaggio, quello del packaging è un “settore in piena salute che ha ben affrontato il momento difficile attraversato dall’economia mondiale”.
Dopo la flessione registrata nel 2020, il comparto della produzione di imballaggi torna a crescere, con un aumento previsto del +1,5%. I dati del centro ricerche internazionale IMARC, inoltre, prevedono un aumento del mercato del packaging flessibile del 4,5% da qui al 2027. Il futuro dell’imballaggio italiano, e della produzione in termoformatura, sembrerebbe roseo.
Termoformatura: il caso del packaging alimentare
Il 2020 è stato un anno di forte flessione per buona parte dell’industria manifatturiera: l’impatto della pandemia è stato evidente sia in termini di produzione sia in termini di fatturato per moltissime aziende.
Il settore del packaging è tra quelli che hanno meglio resistito alla crisi: il mercato italiano dell’imballaggio, in particolare, ha subito un calo di appena l’1,6% in termini di produzione, riuscendo a contenere molto le perdite rispetto ad altri comparti.
A trainare l’intero settore del cosiddetto packaging flessibile, quello cioè delle confezioni in film e dei contenitori in plastica termoformata, è stato in primo luogo il settore alimentare. Tra i pochissimi settori a non sentire la crisi da Covid, l’alimentare ha fatto registrare invece anche aumenti importanti nei consumi: secondo i dati ISTAT, il consumo di carne, latte, uova e formaggi è cresciuto in media del 3% tra il 2020 e il 2021.
E il packaging dei prodotti in questione, a ben vedere, rientra esattamente nella definizione di packaging flessibile, in gran parte costituito da contenitori, scatole, vassoi e blister in plastica termoformata.
In particolare le conserve alimentari confezionate e i prodotti freschi hanno influito positivamente sulla produzione di contenitori e vassoi usa e getta in plastica termoformata, insieme ad alcune nuove abitudini dovute alla pandemia – come l’uso di disinfettanti e barriere parafiato .
La termoformatura e il mercato del packaging
L’intero comparto del packaging italiano è rappresentato per il 97,8% dagli imballaggi accoppiati flessibili, realizzati prevalentemente in materiali plastici o carta. Si tratta di un tipo di confezione sempre più spesso scelta dai produttori e dai clienti in quanto capace di mantenere la freschezza del contenuto e preservarne le caratteristiche.
In termini di volumi di produzione, tra le applicazioni più importanti della termoformatura da lastra troviamo proprio la realizzazione di contenitori monouso per alimenti, compresi quelli che necessitano di essere confezionati in atmosfera protetta.
In generale, comunque, il settore del packaging si mostra piuttosto solido agli analisti: secondo i primi dati disponibili sui consumi del 2021, alcuni prodotti legati al packaging termoformato hanno subito importanti cali. Si tratta soprattutto di biscotti, pane e pasticceria di produzione industriale, prodotti perlopiù confezionati in accoppiato da film o cartone ma che presentano anche un bacino importante per la produzione di contenitori in plastica termoformata.
D’altro canto, si prevede un buon impatto delle campagne che puntano sulla filiera grazie alle possibilità offerte dal riciclo meccanico della plastica, cosa che permetterà di scongiurare gravi cali di produzione o fatturato anche nel 2021.
Il comparto dell’imballaggio flessibile, inoltre, è uno di quelli che fa registrare la maggiore crescita, cosa che contribuirà alla salute del settore dei termoformati da lastra.
Neanche l’export dovrebbe subire più di tanto gli effetti del conflitto in Ucraina, in quanto circa l’80% del packaging italiano viene esportato nei Paesi dell’Unione Europea: gli analisti si aspettano anzi un aumento delle esportazioni, che potrebbero superare il 50% della produzione totale.
L’indagine dell’Istituto Italiano Imballaggio ipotizza, per il 2022 e per il futuro, un tasso di crescita costante del comparto del packaging, che potrebbe arrivare anche al 2%, superando nel 2024 le 18.000 tonn/000 di imballaggi prodotti in Italia.
L’industria della termoformatura dovrà però confrontarsi coi prezzi delle materie prime, che in ascesa ovunque sembrano aver risparmiato soltanto la cellulosa, tra i materiali da imballaggio. Il prezzo dell’ABS, per esempio, tra le plastiche più usate in termoformatura, è in alcuni casi salito del 90% rispetto agli anni precedenti.